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SCRITTI su SAN LEONARDO
Parte 5°
UN PAPA E UN SANTO NEL GIUBILEO DEL 1750
(Benedetto XIV e San Leonardo)
(ultima parte)
UN PAESE INGHIOTTITO
Del resto anche durante la missione a Montorio, pur così travagliata, p. Leonardo trovò "non pochi ecclesiastici di spirito ben disposto, che diedero una grande edificazione".
Fra Diego, nel suo meticoloso diario, ricorda in particolare un don Michele Ercoli, curato di Campiano.
Campiano era una piccole frazione confinante con Montorio, nella quale, proprio i nobili Lambertini, la famiglia del Papa, avevano il diritto di nomina del parroco;
la sua sede, per le ragioni che vedremo, fu trasferita a Monte Acuto vallese.
Questo don Michele, ricco di pietà e dottrina, aveva istituito in casa sua una scuola molto frequentata di morale e grammatica, e nella chiesa gli " oratori di penitenza " a cui, nella vigilia delle feste, accorrevano molte persone, anche da altre parrocchie, per prepararsi alla Messa e alla Comunione del giorno festivo.
I parroci vicini, per ostacolare tale conocorso, giunsero a minacciare di bastonate i loro fedeli, ma non riuscendovi, recarono tanta molestia al buon sacerdote di Campiano da costringerlo a rinunciare alla parrocchia.
Le sorprese non erano ancora finite.
Secondo una voce giunta fino ai nostri giorni, che io stesso ho raccolto, su Campiano gravava il peso di una minacciosa profezia fatta da p. Leonardo fin dal 1751, durante la missione di Montorio.
Undici anni dopo, il 5 febbraio 1572, "una lavinosa voragine ", cioè un'enorme frana che determinò uno spostamento e anche una depressione del terreno, ingoiò completamente la chiesa, la canonica, il campanile e dieci case di Campiano, formando due profondi laghi, "da noi veduti, scrive lo storico Calindri trent'anni più tardi, con piacere e con orrore".
Oggi i laghi sono scomparsi: il torrente Sambro, chiuso dalla massa di terra franata, col passare degli anni ha riaperto un corso al defluire delle acque.
Di Campiano, sparito per sempre dalla faccia della terra, rimangono un tratto di terreno acquitrinoso e il ricordo, che rivive nel racconto leggendario dei vecchi, di un lugubre rintocco di campane sommerse che saliva nelle fosche notti d'inverno.
VIAGGIO INCONTRO ALLA MORTE
Ritornando a S. Leonardo, non si può ignorare la profonda pena che egli soffrì per i contrasti subiti nella missione a Montorio; si può perfino sospettare che gli sia stata fatale.
Durante quei giorni, infatti, fu sul punto di fare al fedelissimo fra Diego una predica che doveva essere una confessione e che fu poi rimandata; la riprese la viglia della morte, e fu, praticamente, il suo testamento spirituale.
Ma già da Montorio qualcosa egli dovette presentire; qualcosa, infatti, cominciò a cambiare.
Da Montorio partirono il 2 ottobre con un padre ammalato, trasportato a braccia sulla portantina usata per i funerali.
Lungo il viaggio, faticosissimo, per andare a fare la missione a Barbarolo, la pioggia causò una grave malattia a fra Diego.
Durante la missione a Barbarolo, p. Leonardo fu colto da uno svenimento e non potè fare tutte le prediche in programma.
Fu l'ultima sua missione quella di Barbarolo.
L'ultima predica la fece a Pianoro (l'attuale Pianoro vecchio), il 2 novembre 1751 per erigervi la Via Crucis, quando già era partito per Bologna nel viaggio che volle affrontare, nonostante l'avanzata età e le cattive condizioni di salute, per andare a morire a Roma, dove il Papa lo aspettava con impazienza e con ansia.
Il viaggio, per la via del mare (Rimini, Loreto - Foligno), fu lungo, quasi drammatico, sotto l'incalzare di p. Leonardo che, pur stremato e in fin di vita, non voleva fermarsi.
Giunse a Roma nella notte fra il 26 e il 27 novembre 1751, pochissime ore prima di morire, contento, nel suo ritiro, fra i suoi religiosi.
Il Papa, Bendetto XIV, che era stato profeta anche quando aveva detto al buon padre Leonardo:
"Voi siete come un soldato, che ha da morire sulla breccia ", fu subito avvertito del suo arrivo e poi della sua morte.
A chi gli portò la triste notizia, Benedetto XIV, fra abbondanti lacrime, esclamò: " Abbiamo perso assai, Padre mio; abbiamo perso assai, ma speriamo di aver acquistato un protettore in paradiso".
Interno della chiesa abbaziale di Barbarolo: a destra si nota l'altare dedicato a San Leonardo da Porto Maurizio con sopra la grande statua.
ABATE MONS. ADOLFO AGOSTONI
ABATE DON UGO TRERE'
ABATE DON ADOLFO LODI
ABATE MONS. ENRICO SAZZINI
ABATE CA. DON GIORGIO PAGANELLI
ABATE DON CARLO GALLERANI
ABATE DON GABRIELE STEFANI
ECON. PAST. DON PRIMO GIRONI
ECON. PAST. DON ENRICO PERI
AMM.PAST.DON ENRICO PETRUCCI
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