Cenni Storici Generali
Dati storici "Chiesa Abbaziale di Barbarolo"
Estratto integrale dall'opera:
" Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna "
Ritratte e descritte - Tomo primo
(Bologna - Litografia Marchi e Corty
Tipografia di san Tommaso D'Aquino - 1844)
Tutti gli sforzi de' più instacabili eruditi non valgono il più delle volte, a dire una chiara e netta etimologia del nome dei luoghi e delle cose e per non apparire inverosimili, o strane spiegazioni, migliore cosa è passarsi di ciò, come noi facciamo del nome della Pieve di Barbarolo; della quale neppure la primaria origine riguardante il tempio parrocchiale ci è venuto fatto di rinvenire e solo possiamo affermare questa Pieve essere antichissima; ma le memorie più certe che ne sia dato recare intorno ad essa , risalgono solamente fino al principio del secolo XIV.
Barbarolo Nell'elenco delle chiese della diocesi bolognese del 1366 è nominato soltanto
S. Pietro a titolare di questa parrocchia, e in quella del 1440 si legge:
" Plebs S. Petri de Barbarolo cum Capellania S. Jacobi in dicta plebe unita, et cum ecclesia S. Christophori de Cassadri patronatus illorum de Lojano".
Nell'elenco poi del 1632 si nomina la chiesa di S. Cristoforo unita a questa Pieve.
La nostra chiesa apparteneva, al principio del secolo XVI ai Loiani, non solo quanto al diritto di collazione, ma ancora quanto al dominio temporale; e
nel 1321 Ghinolfo da Cassano, Bernardo di Bisano, Ugolino di Monterenzio, e Maso di Calengata con altri aderenti fecero congiura contro i signori della Pieve in discorso, e dopo alcuni scontri spodestarono della medesima; se non che accorso in aiuto dei naturali dominatori il capitano di montagna dei bolognesi, i congiurati furono vinti, e non tanto dovettero restituire il maltolto, ma furono anche danneggiati non poco nel proprio.
Poco dopo quest'epoca però quei da Loiano o cedettero il possesso di questa Pieve ai bolognesi, avutone compenso, o soccombettero al diritto del più forte; fatto è che nel 1326 il nostro comune era sotto il dominio di quel da Bologna, i quali costrinsero a concorrere alle spese necessarie per fortificare il castello di Bisano.
Anticamente, però, la nostra chiesa
era degli Olivetani, alla quale lasciarono il titolo di "Abbazia" e
secondo quanto asserisce il "Calindri", solo nel 1484 vi sedette il primo Abate che fu "Gio.Battista de' Canonici, poi Vescovo Aventino.
L'odierno Abbate che è il molto Reverendo signor Dottor Don Francesco Vignadalferro e Vicario foraneo, ha
fatto dipingere nella Canonica 19 stemmi di altrettanti Abati, compreso se stesso, cominciando da quello del primo Abate già detto, i quali stemmi erano anteriormente dipinti per ordine cronologico, ma poi ne furono scancellati.
Nel 1366, ventidue chiese e tre ospitali più la Cappellania di San Giacomo formavano la Congregazione dipendente della nostra Pieve, e nel 1440 le chiese erano solamente diciotto e tre ospitali, e nel 1632 solo tredici chiese.
Oggi dieci sono le parrocchie dipendenti da questa Pieve, e cioè:
San Gio. Battista di Castelonuovo
Sant'Alessandro di Bisano
San Benedetto di Querceto
San Gio. Battista di Scanello
Santa Maria di Gragnano
Santa Margherita di Loiano
Santa Maria di Bibulano
San Vittore dell'Anconella
Santo Stefano di Scascoli
e San Gio. Battista di Livergnano.
L'Abate di Barbarolo inoltre
ha diritto quaresimale sulle due chiese di Campeggio e di Roncastaldo, che anticamente dipendevano affatto dalla Pieve in discorso, e ora sono soggette a quella di Monghidoro.
La Chiesa di San Pietro e Paolo di Barbarolo è a 16 miglia da Bologna, presso alla via che mena in Toscana in bella postura, e danno bel vedere le montagne che la circondano d'ogni intorno svariatamente, quando abbassandosi, quando alzandosi a guisa di piramidi; e
fra gli altri nomineremo il Monte delle Formiche e Monterenzo; onde trovandosi la nostra Chiesa come in un vasto anfiteatro; le resta tuttavia libera la vista della pianura per un piccolo vano formato dai monti.
Torreggia sulla chiesa un bel campanile d'ordine dorico
fabbricato nell'anno 1821 sopra un disegno del Professor Francesco Santini, e a spese dell'Abate Spisni e dei parrocchiani; e nella stessa epoca vi collocarono quattro campane fuse dal "Golfieri", che formavano uno de' più bei doppi della diocesi, e la spesa della fabbrica e delle campane ascese oltre a Scudi 3,400.
L'interno della chiesa è vasto a volta reale d'ordine composito, non di ottimo stile, ma il tutto insieme è bello; e contiene oltre la cappella maggiore otto cappelle laterali, trovandosi nella prima a sinistra di chi entra il Battistero, e in quella a destra un Confessionale.
L'altar maggiore di bella fattura è in legno intagliato e dorato; dopo cui ha un sufficiente coro nel quale vedesi dipinto in tela un
quadro con bella cornice rappresentante il Redentore che costituisce San Pietro curatore delle anime; e questo quadro è circondato da un vasto e magnifico panneggiamento della cappella Maggiore di San Petronio in Bologna, che stimasi essere l'Alboresi.
Nell'alto del presbitero poi a
"cornu evangeli" è una grande cantoria di legno ed altra simile di faccia con organo; e nel corpo della chiesa avvi una Via Crucis dipinta in tela; due confessionali e un pulpito.
L'altare contiguo al Battistero è sacro al Crocefisso, la cui immagine miracolosa è in istucco sopra detto altare posto in alquanto sfondo fatto nel muro; e v'ha un quadro di buona mano rappresentante San Francesco Saverio.
Dopo segue la cappella del Rosario , nella quale vedesi una tela grande, su cui sono dipinti i Misteri, San Domenico e San Francesco, e la Beata Vergine in gloria, la qual tela copre un'altra bell'immagine della Beata Vergine col bambino, postavi dall'odierno Abate; più un sottoquadro rappresentante Santa Filomena.
Altro altare è stato aggiunto per cura dell'attuale Abate da questa stessa parte dedicato a Santa Filomena vergine e martire e a San Francesco da Paola.
La prima cappella poi con altare alla destra di chi entra è dedicato alla beata Vergine delle Grazie con quadro rappresentante la Beata Vergine, San Rocco ed il beato Simone Stock.
Dopo questa è la cappella sacra a sant'Antonio di Padova, con sottoquadro rappresentante
il beato Leonardo da Porto Maurizio; e l'ultima cappella è dedicata alla Beata Vergine del Carmine con quadro rappresentante la Beata Vergine sotto tale invocazione: e questo dipinto è di buon autore.
Nel 1637 fu fabbricato in sagrestia un altare dedicato a San Rocco in "gratiarum actione" per la liberazione del contagio; in questa sagrestia erano dipinte le dodici chiese che allora dipendevano da questo plebanato.
In processo di tempo la detta sagrestia fu convertita in oratorio di propietà della chiesa, e in servigio della compagnia del Santissimo sotto gli auspici di San Rocco e di Santa Caterina da Bologna.
Quest'oratorio assai vasto mette nella chiesa parrocchiale per una porta praticata nel mezzo di essa chiesa in " cornu evangeli ", e contiene oltre un quadro di niun valore, rappresentante i suddetti Santi Protettori posto sull'altare, altro quadro che pare di buona mano collocata in " cornu Epistolae " e rappresenta la Beata Vergine del Carmine, il beato Simone Stock e san Nicolò di bari.
La stessa compagnia fu aggregata con Bolla del Pontefice Gregorio XVI delli 6 settembre 1844 alla veneranda Arciconfraternita di Santa Maria ad Montem in Roma, godendo gli stessi privilegi, e le stesse indulgenze; e i confratelli nelle tre feste pasquali celebrando le glorie del Sacramento, danno esempio di una delle più belle funzioni che si possa aver luogo in contado; giacchè si rende magnifica per la copia de' ceri, per la frequenza dei sacerdoti, per lo splendore degli apparati, e per una decorosissima processione formata dai sacerdoti, dai confratelli, e dalla gran moltitudine accorsa.
Si celebra pure in questa chiesa, a spese dei parrocchiani
nella prima domenica di Agosto solenne festa alla Beata Vergine del Carmine, come pure decorosa, è quella in cui si onora Santa Filomena nella terza domenica di settembre con oblazioni fatte dai popolani e specialmente dalla pietà dei giovani.
Il distretto parrocchiale confina con Santa Maria di Zena, Castelnuovo, Scanello, Loiano, Anconella, Scascoli e Livergnano, ed è tutto montuoso ma di piacevole vista, perchè tutto coltivato, e vi si mantiene una popolazione di 735 anime secondo la statistica del 1845; e il 29 Giugno viene solennizzato dai parrocchiani come sacro a San Pietro e Paolo titolari della loro chiesa.
In questo territorio sono
due piccole sorgenti, una di acqua marziale, e l'altra di acqua sulfurea.
Vi esiste pure una buca che dicesi essere un vulcano; e di fatto nell'inverno ivi introno non si ferma punto la neve..
E' poi tradizione popolare, che ove ora è la casa detta " Castellara "vi fosse un antico castello atterrato dal Duca Borbone.
I confini del nostro territorio vengono bagnati dallo Zena, formatasi per l'unione dei due rami Zena morta e Zena viva.
Sotto la parrocchia di Barbarolo sono i seguenti oratori, oltre il già descritto.
Uno dedicato a
"San Carlo Borromeo " di proprietà del signor Angelo Gamberini; un altro sacro a
"santi Fabiano e Sebastiano" di propietà del signor Vicenzo Frontini; e un terzo intitolato a
"San Cristoforo martire" della parrocchia, la quale lo restaurò nel 1842 colle oblazioni dei parrocchiani.
E' questo un tempio di struttura antica a travature, un tempo parrocchia.
La Canonica della Pieve è vasta e ben mantenuta, per le cure del presente Abate, che siccome fervoroso e fedele nel disimpegno del ministero ecclesiastico, così rivolge pur l'animo anche al materiale decoro del santo luogo, intendendo al mantenimento delle sacre suppellettili, e conservando in somma pulitezza tutto il corpo della chiesa.
Antica stampa dell'Abbazia di Barbarolo tratta dall'opera sopra indicata.
Abside abbazia prima della distruzione nel 1944
Rarissima immagine dell'interno dell'Abbazia di Barbarolo nel periodo prima della distruzione nel giorno 3 Ottobre 1944 da parte di un bombardamento aereo Anglo - Americano.
Immagine scattata in occasione delle solenni
"Quarantore" in occasione della Solennità della S.Pasqua.
Tale Solennità era particolarmente sentita da tutta la popolazione; le varie borgate si alternavano nella Solenne Adorazione del S.S. Sacramento esposto.
Si possono notare in alto, sopra all'altare maggiore, due delle preziose tele del Guido Reni che raffiguravano i quattro evangelisti.
Come pure l'affrescatura di tutta la volta della chiesa, nonchè il famoso pulpito in cui tenne i discorsi il grande S. Leonardo da Porto Maurizio.
(Leggi: Missione a Barbarolo di San Leonardo da Porto Maurizio )
Qui tenne le sue ultime missioni prima di partire per Roma, dove poi morì poco dopo.