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Pubblichiamo con piacere alcune note storiche, e copie planimetriche, interessanti pervenutaci dal Signor Giberto Menetti, al fine di arricchire il visitatore sulla storia di questa antica chiesa abbaziale.
Al signor Gilberto va il nostro più sentito ringraziamento

NOTE STORICHE SU BARBAROLO

Della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Barbarolo si ha memoria fin dall’inizio del secolo decimo quarto (XIV).

Nell’Elenco delle chiese della diocesi di Bologna, risalente al 1366, la Parrocchia di Barbarolo viene nominata con un unico titolare: S. Pietro mentre nell’elenco invece del 1440 la Parrocchia di S. Pietro di Barbarolo compare unita alla cappellania di S. Giacomo e alla chiesa di S. Cristoforo.

Al Principio del secolo XVI la Pieve di Barbarolo apparteneva alla potente famiglia dei “Loiani” i quali avevano il diritto di nomina del parroco e il dominio temporale.
A questo proposito è degno di memoria l’episodio accaduto nel 1321 quando Ghinolfo da Cassano, Bernardo da Bisano, Ugolino da Monterenzio, Maso da Calengata e altri aderenti, congiurarono contro i Loiani per sottrarre loro il dominio della Pieve di Barbarolo, riuscendo dopo alcuni scontri a raggiungere il loro scopo. Il loro successo però durò poco perché il capitano di Montagna dei Bolognesi, venuto in aiuto dei Loiani, costrinse i congiurati a restituire il mal tolto, infliggendo danni ai loro stessi possedimenti.

Poco tempo dopo i “Loiani” cedettero il possesso della Pieve di Barbarolo ai Bolognesi, non si sa se dietro compenso o per forza maggiore, il fatto è che nel 1326 tutto il Comune, a cui apparteneva anche la Pieve di Barbarolo, era sotto il dominio dei Bolognesi che costrinsero gli abitanti del luogo a concorrere alle spese necessarie per fortificare il castello di Bisano.

Successivamente la Chiesa di Barbarolo fu degli Olivetani i quali le lasciarono il titolo di “ABBAZZIA”.
Dal Calindri sappiamo che solo dal 1484 vi si insediò il primo abate che fu Giovanni Battista dei Canonici, poi Vescovo Aventino.

L’Abate Dott. Don Francesco Vignadalferro, che fra l’altro era anche Vicario Foraneo, fece dipingere nella Canonica 19 stemmi di altrettanti Abati, lui compreso, cominciando dal primo nominato sopra, in ordine cronologico. Di tutto questo sembra non rimanga più nulla.

L’influenza di Barbarolo sulle parrocchie vicine fu vasta.
Nel 1366 dipendevano dalla Pieve di Barbarolo ventidue chiese, tre ospedali, più la cappella di S. Giacomo.

Con l’andar del tempo le chiese dipendenti si ridussero a diciotto e poi a tredici e nel 1849 erano solo dieci e cioè: S. Giovanni Battista di Castelnuovo, S. Alessandro di Bisano, S. Benedetto del Querceto, S. Giovanni Battista di Scanello, S. Maria di Gragnano, S. Margherita di Loiano, S. Maria di Bibolano, S. Vittore dell’Anconella, S. Stefano di Scascoli, S. Giovanni Battista di Livergnano. L’Abate di Barbarolo inoltre esercitava nel 1849 il diritto quaresimale (oli santi) sulle chiese di Campeggio e di Roncastaldo che in passato erano state in tutto dipendenti dalla Pieve di Barbarolo.

La chiesa della Pieve sorge in magnifica posizione al centro di un vasto anfiteatro di monti fra cui spicca il Monte delle Formiche.
Accanto alla chiesa s’innalza un bel campanile di stile dorico, costituito nel 1821 su disegno del Prof. Francesco Santini e a spese dell’Abate Spisni e dei Parrocchiani.
Le quattro campane che in quell’epoca vi furono installate, dopo essere fuse dalla Ditta Golfieri, formano uno dei più bei doppi della Diocesi.

L’interno della chiesa, abbastanza vasto, è di stile composito e nell’insieme risulta accettabile.
Nel 1849 oltre la cappella maggiore con altare in legno intagliato e decorato, esistevano otto cappelle laterali.
Alle spalle dell’altare maggiore era situato il coro, sopra il quale si può tutt’ora osservare un dipinto in tela con bella cornice,
rappresentante il Redentore che consegna a Pietro le chiavi del regno dei cieli.
Dalla parte sinistra, rispetto a chi guarda l’altare, posizionata sopra il presbiterio, c’era una grande cantoria in legno e di fronte ad essa un’altra simile con organo.
Nel corpo della chiesa oltre alla via Crucis dipinta su tela, ci sono due confessionali, il pulpito e gli altari.

Nel 1637 fu eretto nella sagrestia un altare dedicato a S. Rocco in ringraziamento per aver ottenuto la liberazione dal contagio della Peste. In questa Sagrestia erano allora dipinte le dodici chiese dipendenti del Plebanato di Barbarolo.
In seguito detta sagrestia fu convertita in Oratorio ad uso della Compagnia del Santissimo, sotto la protezione di S. Rocco e di S. Caterina da Bologna.

Il Cimitero di Barbarolo si trovava presumibilmente prima del 1804 nella pubblica piazza di fronte all’Oratorio di S. Rocco. A conferma di questa tesi esiste una mappa (Vecchia Mappa della Pieve di Barbarolo) che indica la posizione della Chiesa, di San Rocco, della Canonica e anche del Cimitero (Vedi allegato “1”).

ÞNell’archivio dell’Abbazia di Barbarolo esiste un documento in cui l’Abate Giovanni Don Spisni richiedeva lo spostamento del Cimitero da davanti all’oratorio di S. Rocco alla nuova posizione e cioè a fianco dello stesso.

Si legge:


Data documento Barbarolo 19 maggio 1804

Richiesta di spostamento effettuata da Giovanni Don Spisni abate della Chiesa dei Ss Pietro e Paolo di Barbarolo all’illustrissimo Reverendissimo Mons. Patrizio Fava Vicario Generale di Bologna.

Gioanni Spisni abate de’ Chiesa dei Ss Pietro e Paolo di Barbarolo ...

prega riverentemente la medesima S.V. perché si compiaccia concedergli la facoltà di transferire il Cimitero di S. Chiesa dalla Pubblica piazza, ove trovasi presentemente, e dove impedisce l’ingresso all’Oratorio di S. Rocco, in luogo più opportuno, e più decente, e precisamente presso il muro laterale dello stesso Oratorio: ardisce inoltre supplicarla della licenza di benedire il nuovo Cimitero secondo le prescrizioni del Rituale Romano.


A conferma si allega il catasto Pontificio Gregoriano datato 1831-1835 indicante la posizione
del Cimitero il quale si trovava di lato all’Oratorio di S. Rocco (Particella D) (Vedi allegato “2” Catasto Pontificio ).

Nell’archivio dell’Abbazia di Barbarolo esiste un documento in cui Carlo Oppizzoni Arcivescovo di Bologna
abilita il NUOVO Cimitero (nella Posizione Odierna).
Si legge:

Carlo Oppizzoni Arcivescovo di Bologna scrive:

Abilitiamo il Sacerdote Don Francesco Vignadalferro Abbate di Barbarolo a Benedire il nuovo Cimitero eretto in detta Parrocchia secondo le formule del Rituale Romano.
Si farà annotamento della seguita Benedizione a predi del presente che dovrà conservarsi nell’Archivio Parrocchiale.


A piedi Don Vignadalferro scrive:
E’ stato benedetto di me infrascritto il sunnominato Cimitero il giorno 19 maggio 1839.
Francesco Don Vignadalferro


Intorno alla meta dell’800 vedi stampa allegata al “AA. VV., Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e trascritte, Vol. I Forni Editore, Bologna, 1976 (ristampa anastatica dell’edizione del 1849)” il cimitero non è a fianco di San Rocco e si rileva che non esiste la Cappella dello stesso .

Nell’archivio dell’Abbazia di Barbarolo esiste un documento in cui Francesco Don Vignadalferro scrive al Vicario Generale di Bologna e richiede la possibilità di trasferire gli ossari dalla Chiesa al Cimitero;
si legge:

Francesco Don Vignadalferro scrive al Vicario Generale di Bologna

L’Abate di Barbarolo dimanda a V.S. Ill.ma e Rev.ma il permesso di far trasportare nel Cimitero le Ossa che trovansi nell’Arche della Chiesa, essendo che da queste ne deriva un’umidità che si comunica al pavimento della medesima, e lascia alla respirazione un fluido grave e dispiacente.
In attenzione di essere graziosamente favorito si protesta con profonda stima e rispetto.


Il vicario risponde in latino in data 14/12/1863 e sostanzialmente approva.


Nell’archivio dell’Abbazia di Barbarolo esiste un documento in cui Cesare Rizzoli parroco scrive all’Arcivescovo di Bologna Francesco Battaglini e richiede di Benedire la nuova Cappella.

Si legge:

Barbarolo 16/11/1883

Cesare Rizzoli parroco scrive all’Arcivescovo di Bologna Francesco Battaglini

Nel nuovo Cimitero di Barbarolo, in conformità alla Lettera Pastorale del E.mo Card. .... 21/11/1875, avendo il locale Comune fatto erigere ancora una decentissima cappella intitolata S. Pietro Martire col suo altare pervi celebrare la S. Messa, obbligandosi l’Amministrazione Parrocchiale, per adempiere al desiderio dei Parrocchiani di somministrare l’occorrente per le Sacre Funzioni che vi celebreranno, il Sottoscritto prega l’E.V. Rev.ma a degniarsi di delegarlo onde possa procedere alla Benedizione della medesima secondo le formole prescritte dal Rituale Romano.

Nella lusinga di essere benignamente esaudito, ne anticipa i dovuti ringraziamenti, e prostrato al bacio del S. Anello, ha l’alto onore di rassegnarsi
.


A conferma di quanto esposto si rileva sulla parete destra interna alla Cappella la data (1883).

In questo secolo nel Cimitero sono stati eseguiti alcuni lavori ad esempio:

Realizzazione di numero sei Tombe di Famiglia:
Famiglia Stanzani,
Famiglia Prati,
Famiglia Domenichini,
Famiglia Dall’Omo-Cazzani,
Famiglia Chisini,
Famiglia Nanni.

Realizzazione dell’Ampliamento lato Ovest.

Conclusioni:
Il Cimitero odierno è stato edificato intorno all’anno 1839 e la Cappella intorno all’anno 1883.

Qui sotto la lapide presente nella cappella posta al centro del vecchio cimitero.

cimitero







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