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appunti di don Giovanni: - Don Aldo - parte 8°



(segue appunti di don Giovanni Maurizzi..)

Don Aldo
Il servo buono e fedele di Mons. Agostoni e della Parrocchia.

Era umile: aveva soggezzione di tutti i suoi confratelli.
Era l'uomo della preghiera.
Non l'ho mai sentito fare una predica, ma predicava con l'esempio della sua vita.

Andava a capo scoperto d'estate e d'inverno, era completamente calvo; d'estate, però, nelle giornate di sole portava l'ombrello; la finestra della sua camera prospiciente la piazza era sempre aperta di giorno e di notte, anche quando nevicava.

Fumava, non molto, la pipa; il giorno in cui scoppiò la I° Guerra Mondiale, stava fumando quando apprese la notizia, eravamo nella grande cucina della Canonica, si cavò la pipa di bocca, la vuotò, la mise sul caminetto.

La riprese il 4 Novembre 1918, quando si apprese la notizia della cessazione della guerra.


Passava ore in Chiesa, sempre in ginocchio nella preghiera e nella adorazione Eucaristica.

Aveva una cura particolarissima per i bamini per il catechismo.
Amava i fanciulli; insegnava con passione, e alle volte, e spesso usava per gli indisciplinati o negligenti anche le così dette "noci" sulla testa che erano pesantine assai...!; era pieno di forza e di salute, anche se aveva funzionante un solo polmone.

Nella buona stagione non si fermava molto in casa; andava al "Loghetto", il fondino rustico a Lui affidato dall'Abate, da cui ricavava ben poco, ma il necessario per le sue spese personali e per fare l'elemosina.

Portava sempre con sè il Breviario e la Corona del Rosario.

Se qualcuno lo cercava, sapeva dove trovarlo; sicuramente in un praticello verde, accanto alla casa del "Loghetto", all'ombra di un querciolo, intento nella preghiera.

Non era un amministratore, eppure era lui " il tutto fare " della Cassa Rurale, molto prosperosa ed efficiente.
A chi chiedeva un prestito, se non era rilevante, alle volte andava in tasca propria, gli consegnava la somma, non esigeva ne cambiali ne firme e dimenticava anche...! per cui l'Abate ( e lo ricordo bene....) lo riprendeva anche un (pò) aspramente, severamente: don Aldo allora chinava il capo umilmente, ma non negava mai.

Era molto amato anche dai suoi parenti, che venivano spesso a trovarlo e qualcuno si fermava anche per settimana intere, occupando una casa al "Poggiolo": "il Palazzo dei Signori Salomoni".

Particolarmente un suo fratello, Alfonso, che tutti chiamavano il Signor Zanetti, che aveva una sartoria in Via Indipendenza.
La sua famiglia era numerosa: i figli: Donato, Giulia, Nino, Lino, Federico ed altri.

Delle tre sorelle di don Aldo ne ho conosciute bene due: Teresa, detta Tisetta e l'altra sposata a Fiesso (Castenaso), madre di tanti miei amici: "Cirillo, Elide, Adriano, Nino, Giorgina e quello che poi è rimasto il grande fratello e amico di tutta la mia vita: Padre Giulio Rizzi, missionario dei Padri Comboniani, che è stato in Africa per tanti anni, poi a Londra prigioniero di guerra, poi in America dove fondò un centro missionario, ed ora è a Messina, dove dirige un'altro centro missionario, che lui stesso ha fondato.

Un giorno d'estate del 1913 don Aldo mi chiamò e mi disse: "Al Poggiolo è arrivato un mio nipote, si chiama Giulio, si farà prete, vai a fare la sua conoscenza.
Mi trovai imbarazzato; non sapeco come comportarmi, cosa dire.
Chiesi aiuto ad un nipote dell'Abate, Agostino Agostoni, ed egli si offrì di accompagnarmi.

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