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SCHEDE CARDINALI NEL BOLOGNESE

GIOVANNI BATTISTA NASALLI ROCCA di Corneliano
piacentino - Cardinale 1922-1952

vescovi e cardinali

Nacque a Piacenza il 27 agosto 1872 da una famiglia lombarda di antico e nobile lignaggio, terzo dei quattro figli di Pietro (1825-1881) e di Angiola Bovarini.
Numerosi membri della dinastia vestirono, nelle varie epoche, abiti ecclesiastici, alcuni raggiungendo il rango cardinalizio: in particolare, prima di Giovanni Battista, Ignazio Nasalli-Ratti (1750-1831) e dopo di lui il nipote Mario Nasalli Rocca (1903-1988).
La coltivazione della sua vocazione sacerdotale fu precoce.
Nel 1881, pochi giorni dopo la morte improvvisa del padre, venne inviato al collegio-convitto Vida, a Cremona.
Dopo un breve passaggio al collegio Luzzago di Brescia, nel 1887 cominciò a frequentare come esterno il seminario diocesano di Piacenza, dove era vescovo Giovanni Battista Scalabrini.
Ancora seminarista, collaborò con mons. Francesco Torta nell’oratorio domenicale del chiostro antico di S. Giovanni e con Gherardo Casella nel Gabinetto di studio e ricreazione.
Qui incontrò mons. Giacomo Radini Tedeschi, esponente del gruppo intransigente della Chiesa piacentina.
Nel 1891 fu inviato a Roma a completare gli studi teologici presso l’Università gregoriana, ospite del collegio Lombardo.

A Roma si trovava già Radini Tedeschi, che si prese cura della sua carriera ecclesiastica, indirizzandolo al medesimo cursus che egli aveva seguito.
Subito dopo la consacrazione sacerdotale, ricevuta per mano di Scalabrini l’8 giugno 1895, fu chiamato all’Accademia dei nobili ecclesiastici, si laureò in diritto canonico, fu introdotto alla Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari e ottenne il canonicato presso la basilica di S. Maria Maggiore.
Svolse intanto un’intensa attività pastorale come predicatore e come assistente di congregazioni religiose e gruppi giovanili, in particolare del circolo di S. Eusebio, in cui si ritrovavano i giovani Egilberto Martire, Pietro Pierantoni, Mario Cingolani e Guglielmo Quadrotta.
Fu attivo anche nell’Opera per la preservazione della fede, dirigendone il bollettino Fides sino al 1907.
Nel 1904 Pio X lo nominò tra i visitatori apostolici per la visita pastorale alla diocesi.
Tra il 1905 e il 1908, per incarico della congregazione del Concilio, nell’ambito della sua attività antimodernista, visitò le diocesi di Penne, Recanati, Ancona, Teramo, Fermo, Boiano.
Nel 1908 la congregazione dei Vescovi lo inviò in visita ai seminari del Veneto.
Il 10 febbraio 1907, ad appena 34 anni, fu consacrato vescovo di Gubbio.

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Anche il suo episcopato eugubino può essere letto in parallelo con quello di Radini Tedeschi a Bergamo, in considerazione dello stile e delle attività promosse, a cominciare dalla cura costante con cui svolse le visite pastorali, dall’indizione del Sinodo diocesano nel 1911, dall’attenzione dedicata al seminario, dal favore rivolto all’associazionismo laicale.
Nonostante la fermezza con cui reagì a influenze murriane, la sua condiscendenza a un certo rinnovamento in ambito sociale suscitò a Roma sospetti di debolezza, alimentati anche da alcune lettere di preti e canonici della diocesi.
Nel dicembre 1916 venne richiamato a Roma dal nuovo pontefice Benedetto XV come suo elemosiniere segreto, poi promosso arcivescovo titolare di Tebe, assistente al soglio pontificio e canonico della basilica vaticana.
Ebbe anche l’incarico di esaminatore delle visite ad limina presso la concistoriale.
Nel 1920 divenne assistente ecclesiastico generale della Gioventù cattolica.
Nel novembre 1921 fu nominato arcivescovo di Bologna: il 15 gennaio 1922 prese possesso della diocesi e il 23 maggio venne elevato alla porpora cardinalizia da Pio XI lo stesso che passerà poi a Giacomo Lercaro.

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Significative della sua intensa attività pastorale furono l’attenzione che dedicò ai sacerdoti indigenti, la preoccupazione per il seminario diocesano (un nuovo seminario fu aperto nel dicembre 1924, poi passato alla S. Sede), l’insistenza per la formazione catechistica. Uno sforzo importante fu volto alla riorganizzazione della curia (nuovo ordinamento del 1927).

Non nascose il suo apprezzamento per il regime fascista e nel febbraio 1929 salutò con entusiasmo i Patti lateranensi.
Nel 1931, quando si verificò la crisi tra S. Sede e regime, si propose come punto di riferimento per una mediazione.
Dal punto di vista pastorale incentivò le tradizionali devozioni mariane ed eucaristiche della diocesi.
Nel 1927 su sua iniziativa fu organizzato a Bologna il Congresso eucaristico nazionale, avvio di un programma di forte sviluppo in diocesi del culto eucaristico.

Dette impulso all’Azione cattolica, soprattutto nel settore giovanile.
Nel 1930 intraprese una nuova visita della diocesi e avviò la costruzione della nuova sede del seminario arcivescovile; nel 1932 presiedette il Concilio plenario delle regioni emiliana e romagnola; l’anno successivo inaugurò la prima peregrinatio a Bologna dell’immagine della Madonna di S. Luca.

Si occupò anche di liturgia, inviando nel 1938 a Roma alla congregazione dei Riti un progetto di riforma dell’anno liturgico e del breviario, che poi sviluppò più organicamente nel 1944 (De Breviario Romano et Kalendario ejusdem Breviarii reformando, Bologna 1944; pubblicato anche in francese in Paroisse et liturgie, XXIX [1947], pp. 31-42 e in italiano in Rivista liturgica, XXXV [1948], pp. 54-57, 79-82).
Promosse l'attività del seminario ONARMO per la formazione dei cappellani del lavoro, in cui fece erigere anche il Centro di studi sociali per sacerdoti e laici.
Nel 1939 partecipò al conclave che vide l'elezione di Pio XII.

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Quando nel 1938 il governo varò le leggi razziali pronunciò una severa omelia che suscitò reazioni di protesta da parte fascista.
Durante la guerra si prodigò per dare assistenza alla popolazione cittadina.
Dopo la caduta del fascismo cercò di svolgere una funzione di mediazione tra l’amministrazione ‘repubblichina’, le forze tedesche e la popolazione, ma nulla riuscì a fare per evitare le stragi perpetrate dalle SS del maggiore Walter Reder sull’appennino bolognese.

Per contro, in più occasioni deplorò l’azione delle brigate partigiane, accusate di alimentare il conflitto civile nel paese.
Al momento della liberazione fu comunque tra i primi a recarsi in piazza Maggiore a Bologna e a salire a palazzo d’Accursio dove si stava insediando il Comitato di liberazione nazionale.
Nel clima tragico di vendette e violenze che seguì la Liberazione cercò ancora di svolgere a suo modo una funzione di pacificazione.
Appoggiò anche la nascita a Bologna della Democrazia cristiana, ma dovette fare i conti con un’amministrazione cittadina ormai appannaggio delle sinistre.

Durante la seconda guerra mondiale aprì il seminario arcivescovile sistemandovi l'ospedale, e allestì alloggi per i profughi in quello regionale; intervenne anche per salvare persone condannate a morte e si batté per la difesa del Santuario della Madonna di San Luca.
Nell’ultimo scorcio di episcopato le sue linee di governo pastorale proseguirono secondo gli indirizzi consueti, ma il suo stile episcopale era ormai legato a modelli del passato, non più adeguati alle sfide pastorali che si erano aperte.

Nel dopoguerra collaborò con la Pontificia commissione di assistenza ai profughi e avviò la ricostruzione delle chiese colpite.
Morì il 13 marzo 1952 dopo una breve malattia, all'età di 79 anni, dopo essere stato arcivescovo nel capoluogo emiliano per ben 32 anni, e fu sepolto, per suo desiderio, nel santuario mariano sul Colle della Guardia.

Presentiamo qui sotto un interessante filmato sul Card. Nasali Rocca.
Cliccando sull'immagine si può vedere il filmato.

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