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Scritti su San Leonardo (parte 4°)

UN PAPA E UN SANTO NEL GIUBILEO DEL 1750
(Benedetto XIV e San Leonardo)

tratto dall'opera di D. Dario Zanini

(parte quarta)

LE MISSIONI NEL BOLOGNESE

L'intenso lavoro dell'anno di preparazione e dell'anno giubilare stancarono moltissimo il  p. Leonardo, nel quale si rifece vivo il desiderio di ritirarsi in solitudine per prepararsi al paradiso.
Ma gli rimaneva da concludere ancora alcune missioni in diocesi di Lucca; inoltre il Papa, che anche durante il pontificato aveva tenuto la gestione della Diocesi di Bologna (la governava per mezzo di un Vescovo delegato), desiderava che finisse anche le missioni interrotte nel bolognese.

Con l'ordine del Papa di viaggiare in calesse e di rientrare a Roma per l'ottobre, p. Leonardo dopo la Pasqua del 1751 ripartì per Firenze, percorrendo la Via Cassia, più volte assediato dalla folla dei devoti e costretto a soste fuori programma.
Mentre predicava in Lucchesia, il Papa gli  fece sapere di non ritardare la sua andata nel bolognese, perchè la cosa gli stava molto a cuore.

Giunse  p. Leonardo a Scaricalasino da Firenze il 21 agosto 1751, devotamente accolto da quei buoni monaci Olivetani.
Non era la prima volta che veniva a predicare in diocesi di Bologna.
Vi era già venuto nel 1746 - 47, facendo le missioni nelle parrocchie di Minerbio (giugno 1746), Treppio (allora sotto Bologna, luglio), Bargi (agosto), Porretta (agosto-settembre), Castel S. Pietro (ottobre), Longara (maggio 1747), S. Giuseppe in Bologna (giugno), Medicina (luglio), San Giovanni in Persiceto (agosto).

A Scaricalasino (Monghidoro) le prediche si tennero dal 24 agosto al 5 settembre 1751 in un campo circondato da un bosco di castagni.
L'esito fu lusinghiero: alla chiusura parteciparono 20.000 persone; e dopo la missione furono necessari cinque giorni per ultimare le confessioni.
Ci fu anche un prodigio: una abbondante pioggia dopo cinque mesi di siccità.

A MONTORIO

Il sabato 11 settembre p. Leonardo partiva da Scaricalasino e venne in portantina, come gli aveva ordinato il Papa, a Montorio che, a quei tempi, " non era una terra santa, ma da santificarsi", si accinse "col magior zelo  e fervore possibile a questa missione" che fu la penultima della sua vita e risultò la più difficile e contrastata della sua lunga attività missionaria.
Lo stesso Papa Bendetto XIV, che conosceva i polli della sua diocesi, l'aveva preavvisato: " La missione di Montorio sarà più difficile dell'altra di Scaricalasino, stando  il male nei preti. Ma quel Dio, che ha tanto assistito il buon padre Leonardo nella missione di Scaricalasino, benedirà le sue fatiche ed i suoi sudori anche in quella di Montorio e di Barbarolo".
E fu facile profeta.

Infatti alcuni sacerdoti del luogo "che avevano infettato co' loro scandali quei paesi", (e proprio per questo il Papa via veva mandato il "buon padre Leonardo"), non gradirono quelle missioni, e pur dovendole accettare, le screditarono davanti ai loro fedeli, disertarono personalmente le prediche, giunsero perfino a mettere in eidicolo la predicazione del santo missionario e ad accusarlo con calunnia presso un alto prelato.
Trasformarono la chiesa in mercato di oggetti e medaglie varie e la canonica in bettola per la vendita di vino; e quando vennero i giorni della confessione, tirarono in chiesa un cordone perchè certe persone non si avvicinassero ai confessionali dei missionari a rivelaro loro gli scandali dei preti.

Nonostante questo, il concorso del popolo fu eccezzionale; la chiesa non conteneva più quelli che accorrevano ad ascoltare le prediche, e le richieste di confessioni furono tante che per ascoltarle i missionari dovettero prolungare di tre giorni la loro permanenza.
I frutti spirituali furono abbondanti e duraturi.
Dopo oltre 200 anni di distanza, nella zona si ricordano ancora episodi, detti, profezie di S. Leonardo.
Ancora si indicano i luoghi dove predicò, dove eresse le corci.
La Via Crucis si fa ancora con le sue stesse parole: le buone vecchiette le ricordano a memoria, come sanno a memoria tratti di catechismo da lui esposti in versi e rime popolari, e recitano ancora le giaculatorie che lui insegnava, come questa, la notissima: "Gesù mio, misericordia !".

 Il frutto del passaggio di S. Leonardo è rimasto vivo in tutta la Diocesi di Bologna anche perchè si è continuato fino a pochi anni fà a ripetere con frequenza, in molte parrocchie quei corsi di predicazione e di pii esercizi che portano ancora il nome di "Missioni".

Per riscattare da un cattivo giudizio la parrocchia di Montorio, ricorderò quanto scrive il Palmieri, che alla fine del 1300 fu parroco a Montorio un certo Don Pietro, sacerdote ammirato, protettore dei deboli e nemico dei prepotenti, che a quei tempi imperversavano sinistramente nella zona; per la fermezza d'animo nel condannare la violenza, fu proditoriamente assassinato mentre si godeva il sole autunnale in mezzo ai campi della sua Pieve.; gli atti giudiziari che condannarono all'impiccagione il mandante di quel delitto, certo Civinuzio Bianelli di Monzuno, definiscono Don Pietro "uomo venerabile".
Un'altro uomo degno di venerazione, anche lui carattere forte come Don Pietro, anche lui straordinariamente camminatore come  p. Leonardo, è stato Don Settimo Marconi, zelante e santo sacerdote, scomparso recentemente dopo aver retto la parrocchia per ben 68 anni.

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(fine parte quarta)

on 12 Luglio 2014

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