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riprende la narrazione don Giorgio - parte 6° - periodo bellico

(..seguito dalla parte 5°)

 

In una parte dell'ultimo piano del Seminario fino alla sera prima erano ospitati sacerdoti che il Cardinale Arcivescovo Nasali Rocca aveva accolto perchè mandati via dalle loro parrocchie dai tedeschi:

Il Rettore del Seminario, Mons. Giorgio Bortolotti, aveva deciso di trasferirli dall'ultimo piano al primo piano del Seminario, cosicchè quando cadde la bomba che scoperchiò quella parte dov'erano fino al giorno prima alloggiati, i locali erano completamente vuoti.

I seminaristi erano alloggiati ai piani sottostanti.
Se la bomba, anzichè colpire il muro maestro fosse caduta mezzo metro più distante sarebbe penetrata giù causando una catastrofe.
Io ero a dormire al secondo piano.
Tapparelle e vetri infranti, un gran volare di pezzi di vetro; qualche seminarista riportò qualche piccola ferita ma nulla più.
Vorrei qui riportare un'altro piccolo episodio:
Un giorno abbastanza calmo decidemmo di portarci un pò fuori a passeggio: meta S. Vittore.
Il Rettore prima di partire per questo breve viaggio decise di condurci in Cappella per una visita al Santissimo.
Al termine della visita udimmo le sirene e pochissimo dopo un gran rumore di bombardieri.
Ci riparammo in rifugio e cominciò un bombardamento terrificante proprio nella zona che comprendeva S. Vittore.
Se non ci fossimo intrattenuti per la visita in Cappella al momento del bombardamento ci saremmo trovati proprio nei pressi di S. Vittore.

La scuola in Seminario si svolgeva abbastanza regolarmente.
Quando suonavano le sirene si correva in rifugio.
Quanti bombardamenti !

Dopo il bombardamento del Seminario non ci si sentì più tanto sicuri.
Di notte, quando si udiva il rumore carattersitico del bombardiere solitario si era presi da un po di paura per il timore che il bersaglio fosse ancora il Seminario.
Poi, scaricate le bombe su altri bersagli, si poteva riprendere sonno, almeno per un'ora, fino all'arrivo del successivo bombardiere che ci faceva rivivere momenti di ansia, per poi riprendere sono al suo allontanarsi.

All'inizio della primavera si prevedeva un grosso attacco da parte degli Anglo - Americani e si temeva una grossa resistenza da parte delle truppe tedesche con la conseguenza di un lento movimento del fronte di guerra.

C'era tanta paura che questo avrebbe comportato per le zone toccate e attraversate dal fronte, tanta sofferenza e sterminio, specie per la città.
Invece non fu così.
L'attacco ci fu e fortissimo; i tedeschi ormai a corti di mezzi e di uomini piegarono in ritirata.
Per due notti, noi seminaristi, dormimmo negli scantinati del Seminario; più che dormire si trascorreva la notte, perchè l'azione delle artiglierie e dell'aviazione non permettevano certo un sonno tranquillo.

Si sentiva che il fornte era in movimento e si avvicinava.
Poi la mattina del 21 Aprile 1945 una calma inspiegabile regnava ovunque.

I tedeschi in fuga avevano abbandonato la zona e le truppe alleate (americani, inglesi,polacchi e altri..) erano già arrivati in città.

guerra45-1Fu gioia grande !

Per noi la guerra era finita !.
Finalmente !.

Se ben ricordo era un sabato.
Il Cardinale Nasali Rocca, in ringraziamento, perchè la città era stata così risparmiata, provvide a far discendere l'Immagine della Beata Vergine di San Luca in città.
Ricordo che, mentre pieni di gioia accompagnavamo la Veneranda Immagine in Cattedrale, lontano, nella pianura, si sentivano cupi di bombe.
Era la Domenica 22 Aprile 1945 !.

La guerra nel resto dell'Italia fini il 25 Aprile.
Ricordo che una delle prime stranissime sensazioni all'uscire dagli scantinati quel mattino del 21 Aprile fu questa: 
"una grande malinconia e la sensazione che d'ora innanzi la vita sarebbe stata appiattita, insipida, noiosa..."
Ormai la vita era così piena di guerra: bombardamenti, paure, un correre ai rifugi antiaerei a tutte le ore, di giorno, di notte, un incontrare continuamente soldati tedeschi, notizie di rastrellamenti e rappresaglie: la paura di essere presi e inviati in Germania; paura che induceva a non esporsi mai, a non scendere neppure in città (ricordo bene che io personalmente, in sei mesi, non scesi in città neppure una volta); c'era il rischio anche di incappare in qualche sparatoria tra partigiani e fascisti.

Tutto questo era così entrato dentro da diventare la vita di ogni giorno.
Trovarsi all'improvviso, quel mattino del 21 Aprile, in una vita che non aveva più nulla di questo, determinò una strana sensazione di vuoto.....

La sera della domenica del 22 Aprile mi fu recapitato in seminario, per mezzo di un soldato motociclista un biglietto: era dei miei genitori che mi avvisavano che tutta la famiglia era sana e salva e che si trovavano ancora ai Casoni.

Quel soldato era Mario Dall'Omo, un mio ex compagno di scuola, abitante pure lui ai Casoni.
Era in servizio al seguito degli Alleati.

La mattina del 23 Aprile, dopo la Santa Messa, potei partire per venire a Barbarolo e rivedere la mia famiglia.
Per la strada Statale Bologna - Loiano non si poteva viaggiare perchè gli Alleati non lo permettevano ancora.
Venni a casa, quindi, per la strada dell'Idice, a piedi naturalmente.
Era con me Augusto Dall'Olio del Poggiolo di Barbarolo.
Questi nel settembre del 1944 era stato preso dai tedeschi e mandato a lavorare per loro.
Una fucilata lo aveva colpito non gravemente (non ricordo in quale parte del corpo) e fu ricoverato all'Ospedale Militare "Vittorio Putti" (così si chiamava l'ospedale che occupava gran parte del Seminario).
Intanto il fronte di guerra lo costrinse a restare a Bologna.
Guarì in breve tempo, allora il Professor Oscar Scaglietti, Primario dell'Ospedale "Putti" lo utilizzo per realizzare nella spianata adiacente al Seminario, un allevamento di suini e di bovini, per provvedere, almeno in parte di latte e carne i feriti di guerra ospiti dello stesso Ospedale.
Passato il fronte, anche lui desiderò raggiungere la sua famiglia.
Facemmo così il viaggio insieme.

 

 

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