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riprende la narrazione don Giorgio - parte 3° - don Ugo Trerè

 

(segue la narrazione di don Giorgio )

 

Ma torniamo a Don Ugo Trerè.
Io lo ricordo bene perchè abitavo a Barbarolo quando venne Parroco e vi sono rimasto fino all'entrata in Seminario, e vi ritornavo da seminarista durante le vacanze.

Con lui ho fatto la Prima Comunione, la Cresima; in questa Chiesa ho fatto il chierichetto.
In questa Chiesa ho celebrato la mia Prima Santa Messa Solenne (1° Novembre 1956), ma allora Don Trerè si era già ritirato a Loiano.
Ho celebrato io, nella Chiesa di Loiano, le esequie al funerale di Don Ugo Trerè.

I miei ricordi di lui posso esprimerli così:

"grande oratore, dalla parola chiara e semplice; bella voce, un pò brontolone, di statura un pò al di sotto della media,piuttosto grassottello".

Don Trerè mi ha sempre voluto bene; fu lui a presentarmi al Seminario e mi avrebbe desiderato come Cappellano, una volta ordinato sacerdote.
Non mi pare fosse un'uomo di grandi iniziative; curava molto bene le celebrazioni Litirgiche; le Feste di Barbarolo erano molto rinomate e frequentate; aveva una particolare attenzione per gli ammalati; con l'aiuto della sorella ( "La Peppina" ) aveva potuto continuare e incrementare la Gioventù Femminile dell'Azione Cattolica.
La Peppina, poi, che suonava molto bene l'organo, contribuiva a rendere tanto solenne il Culto al Signore e le varie funzioni che si svolgevano in Chiesa.
Curava lei stessa un bel coro di ragazze per il Canto Liturgico.

Per l'Amministrazione del Beneficio non era certamente uno specialista in agricoltura come l'Abate Agostoni; si serviva, pertanto, di persone di fiducia.
Aveva un bravissimo Sagrestano: il signor Salomoni Alberto, figlio di un certo Federico, detto "Carlettino".

Alberto era veramente l'uomo prezioso, sia per la Chiesa, sia per tanti servizi: "L'uomo fedele in servizio alla Parrocchia e al Parroco a tempo pieno".
Sposatosi con una certa "Ida Sassatelli" ebbe quattro figli.
Anche questa Ida era di grande aiuto alla Peppina nei lavori della casa Canonica.
Alberto durante la guerra ebbe l'ingenuità di non nascondersi in un'occasione di un rastrellamento effettuato dai militari tedeschi, per cui fu catturato e portato via;
morì durante i mesi di ferma del fronte di Guerra.
Una granata americana gli scoppiò vicino e lo dilaniò al punto che, trasportato a Pontecchio Marconi dalla zona "Badolo e Pieve del Pino", dove si trovava quando fu colpito: vi morì.
Qui a Barbarolo furono poi portati i suoi resti mortali.

guerra45-1E' opportuno qui ricordare che a seguito dello sbarco in Italia delle truppe Anglo - Americane l'esito della guerra apparve scontato, sopratutto quando il fronte inizio ad avanzare e le truppe Italiane e Tedesche non erano più in grado di fermarlo.

A seguito dell'Armistizio dell' 8 Settembre 1943 e la venuta in Italia di moltissime Divisioni Tedesche cominciò un clima di diserzione da parte dei militari Italiani e il rifiuto di obbedire alla chiamata alle armi.

Tanti giovani e tanti uomini si diedero alla macchia.
Ne approfittò, con molta furbizia, il "Partito Comunista" per organizzarsi e compiere una penetrante azione ideologica.

Io non potei seguire questi avvenimenti, sul posto, perchè prima dell'arrivo del fronte di guerra cercai di raggiungere il Seminario.

Il fornte poi si fermò proprio qui: la prima linea era segnata da Monte Adone, Livergnano, Monte delle Formiche, Monterenzio, ...
Io quindi rimasi diviso dalla mia famiglia, che allora abitava ai "Casoni di Sopra", e non potei più fare ritorno fin dopo il passaggio del fronte.

Sò solo che nel Settembre 1944, quando raggiunsi il Seminario, molti uomini e giovani stavano nascosti nelle zone interne: torrente Zena, Castelnuovo, Bisano, Monterenzio,....
Si sapeva che ai nostri si erano uniti altri, venuti da altre zone; avvenivano, da parte di costoro, dei colpi di mano armati con irruzione nelle case per appropriarsi di animali, di alimenti, di denaro, dei preziosi....per cui era "oggetto di curiosità ogni giorno il sapere dove i "ribelli" erano andati a rubare " (così venivano denominati allora),

Il nome di "ribelli" (dicitura coniata dalle autorità Tedesche e Fasciste, fu sostituito poi con quello di "partigiani".

Ricordo, a riguardo delle irruzioni, che appena passato il fronte, da qualcuno si parodiava una canzone partigiana;
La frase "Quando si tratta di scattare noi partigiani siamo i primi", veniva mutata così: " Quando si tratta di rubare (o anche scappare) noi partigiani siamo i primi."
Ma questa parodia la facevano piuttosto di nascosto perchè non si poteva dire male dei partigiani.

A Don Ugo Trerè fu intimato di recarsi in un luogo prefissato (si dice che questo posto fosse sotto la "Ceragna"), con una somma di denaro da consegnare ai partigiani: una vera e propria estorsione !
La somma da consegnare pare fosse di lire 50.000. Cifra enorme per allora !.

Ricordo che i partigiani compirono un'azione di sabotaggio tagliando i fili del telefono; uccisero un milite fascista disarmato: questi che non aveva fatto del male a nessuno, e si raccomandava di non ucciderlo, per riguardo a sua moglie e ai suoi bambini, non venne ascoltato e fu ucciso e derubato dell'anello.

Capitava allora, in un periodo di nerissima disoccupazione, che diversi, simpatizzanti, o iscritti al Partito Fascista, per provvedere economicamente alla loro famiglia, si riducessero a fare domanda di arruolamento volontario nella Milizia Fascista, cosa che procurava uno stipendio sufficiente per il pane di una famiglia, risolvendo così una situazione angustiante.

Questi volontari facilmente venivano poi impiegati in servizi di ordine,
Il milite ucciso a Barbarolo era uno di questi, e fu ucciso in un momento in cui non portava neppure un'arma addosso.

Qui a Barbarolo altre imprese "gloriose" ( !) non ne sono state compiute. 
Per fortuna...!!!

Perchè se qui fosse stato ucciso anche solo un paio di militari Tedeschi e poi i  partigiani fossero fuggiti mettendosi al sicuro come fecero a Marzabotto, lasciando poi "indifese" la popolazione inerme (donne, vecchi, bambini...) avrebbe potuto succedere il finimondo.

Terminata la guerra nessuno ( di quelli del luogo)  che fossero stati partigiani, si qualificasse come tale, perchè qui "partigiano" era sinonimo di ladro.

(segue nella parte 4)